Mancanza
Alle volte viene difficile conciliare gli impegni della vita al piacere e soprattutto alle proprie passioni, ma non dobbiamo mai lasciare che tutto ciò influisca sulla nostra felicità.
Una frase di uno dei miei film e libri preferiti cita: << esiste questa vecchia barzelletta italiana nella quale un uomo si reca ogni mattina ai piedi della statua di San Pietro e chiede lui "ti prego, ti prego, ti prego..fammi vincere la lotteria", un giorno, la statua diSan Pietro esasperata finalmente si anima e gli risponde "ti prego, ti prego, ti prego..compra un biglietto". Ora ho capito la barzelletta e ho comprato tre biglietti >>
Credo sia una delle mie citazioni preferite. Insomma, non possiamo aspettare che tutto accada mentre restiamo fermi a fissare un punto nel vuoto, bisogna rischiare.
Premetto voi che questi mesi sono stati una continua ricerca di informazioni per un articolo a cui infine ho deciso di dedicarmi con più tempo e più passione di quella che ne avrei ora.
Facciamo un sacco di cose per la mancanza di qualcuno, alle volte diventiamo petulanti nei confronti di essi e portiamo loro allo sfinimento, altre invece ci chiudiamo in noi nella speranza di dimenticare questo dolore lancinante che ci porta pian piano alla follia.
Ma la vera domanda si pone quando si parla della mancanza stessa.. di cosa stiamo parlando?
La mancanza di qualcosa o qualcuno è determinata solo dall'impossibilità di avere un'abitudine a portata di mano oppure può mancarci qualcosa o qualcuno a cui non abbiamo avuto neppure il tempo di abituarci?
A dodici anni mi mancava la mia amica che non potevo rivedere sino il giorno dopo, a quindici mi mancava mia madre che non era più a casa, a diciotto invece mi mancava il sale grosso in cucina ed a venti mi mancava il mio ragazzo che navigava dopo soli due mesi passati assieme, ma a ventitré? sapete che mi manca..? Mi mancano le persone che devo ancora conoscere, come se sapessi che la mia vita non può finire in una cerchia ristretta, come se le porte del mondo fossero aperte e spalancate con un enorme cartello che mi attende, ma non compro mai un biglietto.
Continuo a dare la colpa alla poca economia che riesco a fare, così acquisto cose nuove ed inutili solo per togliermi sfizi e far star buona quella parte esplosiva di me per qualche istante, ma non si colma un vuoto così grande, neppure se ci fossero la mia amica, mia madre, tutto il sale grosso che può offrire il mare ed il mio ex ragazzo nella stessa stanza.
Perché questa sensazione resta la più insuperabile? Perché lasciamo che tutto prenda così tanto spazio nelle nostre vite da non riuscire poi a colmare quei buchi?
La mancanza è un lago pronto a diventare un oceano in cui annegare noi stessi con le nostre stesse mani e qui non posso fare a meno di chiedermi: quando impareremo a nuotare?
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